Sperimentazioni Ingegneristiche e architettoniche nel secondo dopoguerra
Il progetto
La ricerca intende osservare la cultura progettuale degli anni Cinquanta e Sessanta ponendo l’accento sull’ibridazione fra ingegneria e architettura. L’intrecciarsi dei rapporti e a volte il confondersi dei ruoli ha prodotto una serie di opere e progetti di elevato valore artistico e scientifico rendendo labile il confine fra le due discipline.
Lo studio di questo periodo, dei suoi interpreti e dei loro risultati è oggi funzionale allo sviluppo di una riflessione sugli elementi stessi dell’architettura.
L’analisi diviene a sua volta terreno di sperimentazione affiancando ai tradizionali metodi di ricerca sulle fonti dirette – come le riviste e gli scritti dell’epoca – gli strumenti dell’analisi fotografica, del disegno, della modellazione tridimensionale e dell’analisi statica, per restituire un quadro analitico di una selezione di opere simbolo di un’epoca.
Il periodo di maggiore sviluppo e compenetrazione delle discipline coincide con il secondo dopoguerra, momento di grande diffusione delle strutture forma-resistenti, presto adottate a livello internazionale per scopi mediatici e divulgativi.
La nuova centralità dei gusci strutturali nella cultura progettuale internazionale è osservabile anche alla scala urbana: posizionati spesso a completamento di grandi interventi di ricostruzione e di urbanizzazione, divengono condensatori di funzioni. Tali strutture, del resto, soddisfano le nuove istanze che emergono dal dibattito postbellico, i temi della nuova monumentalità e della contaminazione con l’arte, ricorrenti nei CIAM e in testi come Architektur und Gemeinschaft di Sigfried Giedion (1956).
Siamo nel momento di massima tensione, generata della Guerra Fredda, espressa dalla frenetica gara alla scoperta scientifica della “space race”. In questa atmosfera l’architettura non può esimersi dall’essere terreno di sperimentazione.
La tecnologia e il miglioramento dello standard sociale sono i principali argomenti di scontro fra i due blocchi quello sovietico da un lato e quello americano dall’altro. Negli equilibri generati da questo “scontro” i paesi adottano il linguaggio strutturale con differenti modalità, arricchendolo di simboli e significati fortemente legati alla cultura autoctona.
L’eclissi di questo periodo avviene verso la fine degli anni Sessanta, quando la modernizzazione assume altre forme, trasformandosi nell’incorporea comunicazione di massa, espressa dai nuovi media quali televisione, radio e i primi personal computer.
Catalogo delle opere ordinato per forme
A questo punto l’architettura e con lei la sperimentazione strutturale sono costrette a trovare in altre figure le risposte alla contemporaneità.
Il progetto propone un catalogo di opere di particolare rilievo, rintracciate su pubblicazioni dell’epoca come gli scritti di Pier Luigi Nervi, Felix Candela, Mario Salvadori e Eduardo Torroja, riviste e periodici italiani e internazionali.
Attingendo a libri come Schalenbau: Konstruktion und Gestaltung di Jürgen Joedicke (1962) e Tragsysteme di Heino Engel (1967) – dove viene fatta una prima catalogazione sulla base della forma strutturale – è
stato realizzato un archivio con più di 200 opere schedate e ordinate per anno di costruzione, successivamente organizzate in un atlante disponibile in rete e interrogabile per voci chiave.
Dal catalogo è stato possibile tracciare schemi e diagrammi che mettono in rapporto le opere per anno di realizzazione, luogo e autore creando mappe delle relazioni fra i principali interpreti. Ricostruendo il percorso compiuto dalle ricerche tecnologiche e tipologiche è stato possibile tracciare una genealogia non solo dell’elemento strutturale ma anche di quello tipologico e architettonico.
A questa ricostruzione vengono affiancati gli strumenti della ricerca sulla contemporaneità. Il mezzo fotografico diviene perciò utile per poter offrire un altrettanto completa lettura di quali sono stati gli esiti sociali di questo fiorente periodo di sperimentazione. Momento storico che, se da un lato ha portato a incredibili progressi tecnologici, dall’altro ha accompagnato la diffusione di nuove tipologie architettoniche (complessi multifunzionali, sportivi e per il divertimento, sale congressi, centri commerciali, ecc..) rendendosi testimone della diffusione della cultura occidentale a livello globale.
A questi livelli di lettura si accostano – per completare il quadro – quella tipologica-strutturale e architettonica attuate mediante il ridisegno critico di quattordici casi studio assunti a rappresentazione delle principali figure presenti in archivio.
Ad ogni struttura vengono affiancate una lettura formale, spaziale e strutturale, imprescindibili l’una dall’altra che concorrono a evidenziare la volontà simbolica e tecnologica di queste architetture e dei loro realizzatori, protagonisti di un periodo storico fortemente ricco culturalmente e tecnologicamente.
L’analisi multidisciplinare diviene un mezzo di proposizione e di valorizzazione di un modo di fare architettura consapevole; conscio della necessità e della conoscenza dei sistemi costruttivi. Un’architettura in cui la materia e la tecnica, al servizio dello spazio e della forma, ritrovano il loro ruolo.
La lettura di questi fenomeni urbani permette una loro contestualizzazione sia nell’epoca della loro realizzazione sia in quella contemporanea mettendone in luce pregi ed errori.
Quest’operazione ha una duplice funzione propositiva: da un lato studia e sviluppa un metodo progettuale e dall’altro propone la rivalutazione e riqualificazione, almeno culturale, di edifici che spesso non vengono sufficientemente valutati per il loro valore storico-culturale e vengono mal conservati o peggio giacciono in stato di degrado.