Struttura e Forma: a worldwide Atlas, mostra a Politecnico di Milano

Architecture and Engineering after WWII: a worldwide Atlas

Una mostra di Stefano De Crescenzo e Andrea Corbetta


Palazzetto dello Sport, Roma, P. L. Nervi foto © Andrea Corbetta
“Palavela” già Palazzo delle Mostre, Torino, F. Levi, G. Rigotti, foto di © Stefano De Crescenzo

La mostra osserva, da una prospettiva storica, la cultura progettuale degli anni cinquanta e sessanta ponendo l’accento sull’ibridazione fra ingegneria e architettura.

L’intrecciarsi dei rapporti e a volte il confondersi dei ruoli ha prodotto una serie di opere e progetti di elevato valore artistico e scientifico rendendo labile il confine fra le due discipline. Lo studio di questo periodo, dei suoi interpreti e dei loro risultati è oggi funzionale allo sviluppo di una riflessione sugli elementi stessi dell’architettura.

L’analisi storica diviene un mezzo di proposizione e di valorizzazione di un modo di fare architettura consapevole; conscio della necessità e della conoscenza dei sistemi costruttivi. Un’architettura in cui la materia e la tecnica, al servizio dello spazio e della forma, ritrovano il loro ruolo.

Borsavalori, Torino, R. Gabetti, A. Isola, foto © Stefano De Crescenzo
Interno, Borsavalori, Torino, R. Gabetti, A. Isola, foto © Stefano De Crescenzo

L’analisi diviene a sua volta terreno di sperimentazione affiancando ai tradizionali metodi di ricerca sulle fonti dirette – come le riviste e gli scritti dell’epoca – gli strumenti del disegno, della modellazione tridimensionale e dell’analisi statica, per restituire un quadro analitico di una selezione di opere simbolo di un’epoca.

Il periodo di maggiore sviluppo e compenetrazione delle discipline coincide con il secondo dopoguerra, momento di grande sviluppo e diffusione delle strutture forma-resistenti, presto adottate a livello internazionale per scopi mediatici e divulgativi.

La nuova centralità dei gusci strutturali nella cultura progettuale internazionale è osservabile anche alla scala urbana: posizionati spesso a completamento di grandi interventi di ricostruzione e di urbanizzazione, divengono condensatori di funzioni. Tali strutture, del resto, soddisfano le nuove istanze che emergono dal dibattito postbellico, i temi della nuova monumentalità e della contaminazione con l’arte, ricorrenti nei CIAM e in testi come Architektur und Gemeinschaft di Sigfried Giedion (1956).

Gli edifici spinti ai limiti della tecnica raggiungono così livelli di altissima qualità e poetica. Siamo nel momento di massima tensione, generata della guerra fredda, ed espressa dalla frenetica gara alla scoperta scientifica della “space race”. In questa atmosfera l’architettura non può esimersi dall’essere terreno di sperimentazione.

La tecnologia e il miglioramento dello standard sociale sono i principali argomenti di scontro fra i due blocchi quello sovietico da un lato e quello americano dall’altro. Negli equilibri generati da questo “scontro” i paesi adottano il linguaggio moderno con differenti modalità, arricchendolo di simboli e significati fortemente legati alla cultura autoctona.

L’eclissi di questo periodo avviene verso la fine degli anni Sessanta, quando la modernizzazione assume altre forme, trasformandosi nell’incorporea comunicazione di massa, espressa dai nuovi media quali televisione, radio e i primi personal computer.

Stazione Roma Termini, Roma, A. Vitellozzi, P. L. Nervi, foto © Andrea Corbetta
Interno, Stazione Roma Termini, Roma, A. Vitellozzi, P. L. Nervi, foto © Andrea Corbetta

A questo punto l’architettura e con lei la sperimentazione strutturale sono costrette a trovare in altre figure le risposte alla contemporaneità. La mostra propone un catalogo di opere di particolare rilievo, rintracciate su pubblicazioni dell’epoca come gli scritti di Pier Luigi Nervi, Felix Candela, Mario Salvadori e Eduardo Torroja, riviste e periodici italiani, come “Casabella”, “Domus”, “L’architettura. Cronache e Storia”, “Spazio” e internazionali come “Architectural Forum”, “Architectural Review”, “Architectural Record”, “Architects’ Journal”, “L’architecture d’aujourd’hui” e “Architektura CSSR”.

Attingendo a libri come Schalenbau: Konstruktion und Gestaltung di Jürgen Joedicke (1962) e Tragsysteme di Heino Engel (1967) – dove viene fatta una prima catalogazione sulla base della forma strutturale – è stato realizzato un archivio con più di 200 opere schedate e ordinate per anno di costruzione, successivamente organizzate in un atlante disponibile in rete e interrogabile per voci chiave.

Questo lavoro si è rivelato utile per una prima ricostruzione della storia della diffusione e dello sviluppo dei sistemi formali in Italia e nel mondo. Tracciando diagrammi che mettono in rapporto le opere per anno di realizzazione, luogo e autore, è stato possibile creare mappe delle relazioni fra i principali interpreti, segnalando i loro spostamenti e le loro aree d’azione e di influenza.

Alla lettura storica si accostano quella tipologica-strutturale e architettonica attuate mediante il ridisegno critico di quattordici casi studio assunti a rappresentazione delle principali figure presenti in archivio. Ad ogni struttura vengono affiancate una lettura formale, spaziale e strutturale, imprescindibili l’una dall’altra. Schemi, diagrammi, schizzi e modelli concorrono a evidenziare la volontà simbolica e tecnologica di queste architetture e dei loro realizzatori, protagonisti di un periodo storico fortemente ricco culturalmente e tecnologicamente.

Modellini a cura di Stefano De Crescenzo e Andrea Corbetta con il supporto tecnico di Yatta e Sharebot

Catalogazione per forma


Catalogo delle opere per forma strutturale a cura di Stefano De Crescenzo e Andrea Corbetta

Progetto storico di
Stefano De Crescenzo, Andrea Corbetta

Foto e testi di
Stefano De Crescenzo, Andrea Corbetta.

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